L E " R O S E "

Dicendo rosa, viene subito da pensare a quel fiore profumato e gradevole da vedere, ma se inavvertitamente si tocca qualche sua spina, ci si fa subito male. Chi per la prima volta ha accostato questo nome alle formazioni di calcio, non poteva fare paragone più appropriato. Si fanno le rose dei giocatori all'inizio di ogni anno agonistico. La società cerca sempre di scegliere il meglio per ben figurare; poi l'allenatore seleziona il meglio della "rosa" : il centro . Se poi ne è capace, punge chi non riesce a prendervi le giuste misure nel confronto che si effettua sui terreni di gioco. Le rose dei giocatori, sono forse quelle che nel tempo hanno caratterizzato più di ogni altra cosa, quello che il calcio rappresenta e ha rappresentato negli anni. Con i risultati e le foto ricordo, testimoni del tempo trascorso, si è fatta storia.

Nel tempo che stiamo vivendo, si sente spesso parlare di giocatori che rappresentavano, per vari motivi, l'immagine della fedeltà alla casacca di una società portata con dignità e orgoglio. Questi giocatori venivano identificati come "bandiere" della società di appartenenza. Ma era un discorso che si rispecchiava a qualsiasi livello, da professionisti o da dilettanti; quindi le così dette "bandiere", erano quelli che entravano nel cuore del tifoso. I giocatori venivano identificati come rappresentanti dei colori sociali della società in cui militavano e i motivi erano diversi. Perché forse si impegnavano nelle gare più di altri compagni (anche perché in possesso di quella dote di dialogo col pallone che viene regalata dalla natura). Perché più anziani di militanza e capaci di fare "gruppo". Oggi questi valori quasi non esistono più. Vengono a mancare quei punti di riferimento e non ci saranno più quei vecchi rapporti che si instauravano fra compagni di squadra. Ma è il calcio stesso che ne viene a perdere. La poesia di chi identifica ancora con sportività e passione quei valori che si vanno perdendo e fanno perdere al gioco del calcio quanto di più bello poteva essere insegnato ai ragazzi che si apprestano ad incominciare questa attività, dando stimoli diversi da quelli che oggi il calcio possa ancora esprimere. Sfogliando la memoria, nei tempi, diverse sono state le "bandiere" che hanno fatto grande il nome dell'Empedoclina. Ricordiamo negli anni quaranta : Alletto e LoPresti . Negli anni cinquanta : Santamaria, DiStefanno e Catania. Negli anni sessanta i vari Annaro, Sanfilippo, Forte 1° e 2°, Costa. Nel periodo spettacolare degli anni settanta : Muratore, Marullo, Indelicato, Cipolla, Di Emanuele. Poi negli anni ottanta con Prestia, Farruggia, Iapicone, Portelli, Hamel.

Negli ultimi anni, lo spirito di far gruppo è venuto da giocatori che empedoclini non sono, ma che con il loro carisma hanno dato una impronta al calcio empedoclino. Secondo me, il più rappresentativo è stato Accursio Sclafani, che con Rosario Cinquemani ha lasciato negli sportivi, quello spirito di attaccamento ai colori sociali che ai nostri tempi è difficile da trovare.